L'intervento psicologico con i migranti by Andrea Davolo & Tiziana Mancini

L'intervento psicologico con i migranti by Andrea Davolo & Tiziana Mancini

autore:Andrea, Davolo & Tiziana, Mancini [Andrea, Davolo & Tiziana, Mancini]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Psicologia, Psicologia in pratica
ISBN: 9788815335555
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2017-09-14T22:00:00+00:00


Per Fruggeri [2014b], l’irriverenza è l’esito di un processo di meta-apprendimento; dunque, è una competenza che può essere sviluppata ed esercitata. L’autrice invita i terapeuti a esercitarsi all’irriverenza attraverso alcune prove: formulare ipotesi che connettano gli opposti (e… e); decostruire le idee scontate; praticare il pensiero divergente; produrre molteplici descrizioni degli stessi eventi. Connettere gli opposti, ad esempio, significa considerare che un avvenimento che provoca un’emozione di gioia, possa anche generare paura; che una parola di sostegno possa essere apprezzata e al tempo stesso vissuta come uno svilimento delle proprie capacità; che il comportamento altruistico da una parte risponde al bisogno di qualcuno, dall’altra definisce il rapporto tra chi aiuta e chi è aiutato in modo asimmetrico confermando la posizione d’inferiorità di chi è aiutato. Il terapeuta può, inoltre, allenarsi all’irriverenza, esercitandosi a decostruire idee che nel senso comune sono date per scontate: ad esempio, una madre che non avendo la possibilità di assicurare al figlio ciò di cui ha bisogno lo lascia affidandolo ad altri non è abbandonica, ma esprime amore poiché lo mette al riparo da sé stessa. La separazione non è il fallimento di un matrimonio, ma la soluzione di un rapporto non più funzionale. Trattare chi ha subito violenza solo come vittima passivizza la persona e oscura quello che la persona ha attivamente fatto per resistere alla violenza (cfr. cap. 2, par. 3.2). Praticare il pensiero divergente, infine, implica addestrarsi a fornire più di una risposta alla stessa domanda e considerare tutte le risposte ugualmente plausibili, ricordando che ogni comportamento può avere senso diverso secondo il contesto in cui avviene o la prospettiva da cui lo si osserva. Questi esercizi ci aiutano a sviluppare un pensiero complesso che ci predispone alla flessibilità e alla disponibilità, a lasciare le spiegazioni formulate, a non affezionarci troppo ai nostri sistemi euristici e ad aprirci così alla ricerca di altre possibili spiegazioni senza sentirci incompetenti o fallimentari.

L’abbandono dei propri punti di vista per aprirsi ad altri non è un processo solo razionale. Le situazioni di impasse provocano emozioni e sensazioni di malessere nel paziente e nel terapeuta che deve saper cogliere i propri segnali di disagio per pervenire a quel tipo di conoscenza che Manghi [1994] ha definito conoscenza per sensibilità. La conoscenza per sensibilità si forma sull’esperienza del provare emozioni e sensazioni, sull’esperienza del riflettere e comunicare su tali emozioni e sensazioni. Questo tipo di conoscenza è ben descritto da Sclavi [2001, 41] nel suo saggio Arte di ascoltare e mondi possibili:

Per imparare a comunicare fra culture […] bisogna identificare le emozioni che in quella situazione emergono e usarle per risalire a modi di agire e di vedere condivisi che davamo per scontati. Quando una cornice sbatte contro l’altra, le emozioni non vanno più interpretate come «giudizi privi di premesse» (le voci di impulsi istintivi e individuali), ma come giudizi costruiti socialmente che ci permettono di risalire alle premesse implicite della nostra cultura di appartenenza. Il problema è associare questi sentimenti (di ridicolo, di ansia, di imbarazzo) con un



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